Città del Vino Alto Piemonte | VINOalToP

L'Alto Piemonte è il territorio della regione compreso tra le provincie di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola.
Geograficamente parlando il territorio è incastonato fra la pianura padana, come confine meridionale, e le alpi pennine e lepontine, come confine settentrionale delimitato ad est dal Lago Maggiore e ad ovest dal massicio del Monte Rosa.
 
Mappa doc citta Alto Piemonte
mappa dei comuni con le rispettive DOC e DOCG
 
 
Gattinara
Gattinara
Gattinara (Gatinèra in piemontese) è un comune italiano di 8 084 abitanti della provincia di Vercelli, nell'estremità sud della Valsesia in Piemonte. È al 4º posto, fra i comuni della provincia, per numero di abitanti e al 18º per estensione. Città fondata nel 1242 come Borgo franco, con dodici isolati rettangolari, riunendo le genti dei villaggi circostanti (Castellazzo, Loceno, Locenello, Mezzano, Rado). Sul territorio cittadino sorge la Torre delle Castelle, uno degli ultimi resti delle fortificazioni medievali (con il castello di San Lorenzo), risalenti al XII-XIII secolo ed oggi simbolo della città. A Gattinara si produce l'omonimo vino DOCG. La Gattinara di oggi nasce a metà Duecento nel quadro di un territorio che fin dall'età romana vede fasi intense di occupazione: ad età imperiale risalgono infatti i resti di insediamenti ed aree funerarie emersi tanto presso l'attuale centro abitato, quanto nelle campagne circostanti. Da sempre, e ciò vale anche per l'antichità, l'asse di percorrenza lungo il fi ume Sesia è uno dei più frequentati, soprattutto poiché funge da collegamento tra la pianura e le vie per i valichi alpini, e proprio in corrispondenza di Gattinara si unisce ai percorsi provenienti anche dal Biellese. Un punto cruciale, dunque, che anche nei primi secoli del medioevo non vede venir meno una presenza umana che resta strettamente legata, oltre che alle valenze stradali, alle numerose risorse offerte dall'ambiente circostante. Nascono in questo periodo numerosi piccoli centri abitati, la maggior parte dei quali trova collocazione sicura sui primi contrafforti collinari: Loceno, Locenello, Mezzano, Gattinaria, questi sono i loro nomi, oltre all'importante centro di Rado, che invece si sviluppa, con il suo castello, lungo la strada Vercellese, accanto al fiume ed al guado per Ghemme.
A ridosso del Mille la popolazione stanziata in questi insediamenti è impegnata nell'opera di dissodamento e sfruttamento di ampie superfici di terreno, sottratte al bosco ed alla brughiera, e verosimilmente nello sfruttamento dei versanti collinari mediante la pratica della viticoltura. A livello politico e strategico in questo periodo cresce anche l'attenzione nei confronti di questa zona, che diviene cruciale nell'ambito dei complessi equilibri di potere che intercorrono tra i comuni di Vercelli e di Novara, per i quali il fiume è linea di confine. Proprio a guardia delle bocche della Valsesia, distretto di pertinenza novarese, i Vercellesi decidono di costruire tra 1185 e 1187 un forte castello intorno alla pieve d'altura di S. Lorenzo, occupando la sommità di un colle che forse già qualche secolo prima aveva visto lo stabilirsi di un insediamento.
Nel 1242, per irrobustire ulteriormente il presidio di questa fascia territoriale, il comune di Vercelli stabilisce di fondare un Borgofranco – cioè un insediamento di nuova fondazione, privo di gravami feudali e dipendente direttamente dall'autorità comunale – nel quale si dovranno trasferire forzosamente gli abitanti dei piccoli centri della zona. Scompaiono così gli insediamenti poco fa ricordati – ad eccezione di Loceno, divenuta l'attuale Lozzolo – per dare origine al nuovo borgo che prende il nome di Borgo della Pieve, e poi – da uno dei centri più importanti tra quelli abbandonati – Gattinara. Gattinara cresce e prospera nei secoli immediatamente successivi, autonoma e libera com'è da tutti i vincoli feudali, e si dà un governo indipendente munendosi di statuti, approvati dal comune di Vercelli e a più riprese confermati anche dal successivo dominio sabaudo. Signori di Gattinara sono i Signori di Vintebbio dai quali discendono i Gattinara appunto e gli Arborio, quindi i Testa, i de Rege, i Biamino e altre nobili famiglie di origine consortile. Il centro abitato, costruito su una maglia regolare e caratterizzato da uno sviluppo urbanistico rigidamente controllato sin dalla fondazione, è munito da un sistema di fortificazioni complesso, integrato – probabilmente a partire dal XIV secolo – da un castello ricetto; numerose chiese si affacciano sulle vie principali, e tra tutte la più importante, la pieve di S. Pietro Apostolo, che costituisce un punto di riferimento, a livello ecclesiastico e sacramentale, per i centri della zona sino a Lozzolo e Roasio. La vita economica e politica del borgo tra XIV e XV secolo è vivace, e ne è riflesso uno sviluppo artistico di assoluto rilievo, del quale oggi rimane a testimonianza la stupenda facciata in cotto istoriato della chiesa parrocchiale.
Nel 1465 nasce a Gattinara il giovane Mercurino Arborio, rampollo di una delle famiglie più ricche del borgo, che dopo molteplici e sempre più prestigiosi incarichi diplomatici – tanto alla corte sabauda, quanto a quella di Massimiliano d'Asburgo – giunge a ricoprire la carica di Gran Cancelliere di Carlo V ed a rivestire l'abito cardinalizio; muore nel 1530, e la storiografi a odierna, dopo anni di ingiusto oblio, lo ricorda come un personaggio di levatura culturale eccezionale, che ha profondamente influenzato gli sviluppi politici europei. Dopo la morte del cardinale la sua famiglia, impugnando le volontà testamentarie dell'illustre congiunto e trovando appoggio negli ambienti sabaudi, riesce a estendere sul borgo le forme di una feudalità – inedita, sinora, per la comunità fondata come “franca” nel 1242 – che diviene elemento di costante contrasto sino alle soglie del XIX secolo, quando la bufera napoleonica la eliminerà di fatto.
Con il XVI secolo, inoltre, i problemi per Gattinara arrivano anche dall'esterno: pestilenze, eserciti di passaggio, assedi e saccheggi, nel quadro delle guerre gallo-ispaniche, dalle quali il borgo esce malconcio, mutilato delle sue fortificazioni e fortemente depauperato a livello demografico. L'occupazione francese nel 1555 costituisce il momento culminante di questo periodo di crisi, che solo dopo il 1559 trova sollievo, nell'aprirsi di un breve periodo in cui si registra un deciso ristabilimento economico, caratterizzato da un'evoluzione agricola sinora rallentata dagli eventi bellici. Tra 1580 e 1630 – anno della terribile pestilenza – nuove sciagure belliche colpiscono la zona, che solo grazie ad una forte immigrazione dalla Valsesia non vede troppo drammaticamente ridotta la sua popolazione. Grazie a ciò, la ripresa a metà Seicento è abbastanza rapida, testimoniata anche da una intensa e qualificata attività edilizia che vede cambiare i lineamenti del borgo, abbellirsi ed ampliarsi le sue chiese ed i suoi conventi e aumentare la densità edilizia. Il Settecento è per Gattinara un secolo di grande prosperità; mercati e commercio, agricoltura, viticoltura, sono settori prosperi, che alimentano flussi di merci imponenti, facendo del borgo un punto di riferimento per le comunità dell'alta pianura vercellese e un punto di snodo di traffici che in gran parte calcano i valichi alpini. La vivacità socio-culturale trova riflesso nella nascita e nello sviluppo di confraternite e compagnie religiose, che con la gestione di infermerie e scuole assicurano alla popolazione una serie di servizi che contribuiscono a migliorare nettamente il tenore di vita anche delle fasce più deboli.
A fine ‘700 l'avvento della dominazione napoleonica significa l'abolizione di privilegi feudali e corporazioni religiose: una enorme quantità di beni immobili, confiscata dal governo e immessa sul mercato a prezzi favorevoli, favorisce la formazione di un robusto ceto borghese e la costituzione di molti patrimoni familiari di medie dimensioni, accelerando il passaggio da un'economia per molti versi ancora di stampo rurale, ad equilibri che si potrebbero definire urbani. Nel 1820 la demolizione della antica chiesa di S. Pietro e la sua ricostruzione in forme neoclassiche sembra segnare anche simbolicamente la nuova coscienza collettiva di Gattinara, che nel corso del XIX secolo – demolito quanto resta delle antiche fortificazioni – si munisce progressivamente di tutti i servizi e le infrastrutture caratterizzanti le realtà urbane. Col finire del secolo migliorano anche i collegamenti con il Vercellese, che agevolano lo smercio dei vini della zona, ormai consacrati come prodotti d'eccellenza e oggetto di intensa esportazione, mentre tarda a venire uno sviluppo industriale vero e proprio, nonostante la vicinanza a zone da questo punto di vista molto vocate, come il Biellese e la Bassa Valsesia. L'occasione per questo sviluppo arriva nel 1905: una terribile grandinata distrugge gran parte dei vigneti, causando un venir meno delle risorse più preziose del territorio, fatto che da subito determina flussi inarrestabili di emigrazione, soprattutto verso il Nuovo Mondo.
L'amministrazione comunale, con eccezionale lungimiranza, provvede alla redazione di un piano di sviluppo industriale agevolato, attirando nuovi stabilimenti che in breve occupano larghe fasce della popolazione locale. Tessile, meccanico, ceramica e l'attivazione il 16 gennaio 1905 della ferrovia Santhià-Arona: questi sono i settori all'insegna dei quali si dipana il fortissimo sviluppo industriale di Gattinara tra primo e secondo dopoguerra, anni in cui si collocano anche importanti momenti, come la fondazione dell'Ospedale “S. Giovanni” e il rinnovamento di numerose infrastrutture.
La città paga al secondo conflitto mondiale un pesante tributo, colpita com'è da un bombardamento nell'estate del ‘44, ma fortunatamente nel dopoguerra può contare su una ripresa veloce, agevolata dalla riapertura a pieno regime degli stabilimenti industriali, i cui addetti nel corso degli anni ‘50 raggiungono numeri impressionanti. La forte immigrazione – proveniente soprattutto dal meridione e dal Veneto – rende necessaria una decisa espansione del tessuto urbano, che si estende soprattutto lungo le vie per la Valsesia e per Vercelli, e in corrispondenza della strada per il Biellese. Proprio a ridosso di quest'ultima prende forma il popoloso sobborgo di S. Bernardo, che in breve giunge a dotarsi di una propria chiesa parrocchiale. La crisi inizia però a farsi sentire già a metà anni ‘60, per divenire poi drammatica tra anni ‘70 e ‘80, con la chiusura o il forte ridimensionamento di numerosi stabilimenti industriali. In questi anni, però, si riscopre anche la viticoltura d'eccellenza, che alimenta flussi di esportazione a livello internazionale.
Recentemente alcune realtà industriali di nuovo impianto hanno rivitalizzato il tessuto economico locale, consentendo almeno in parte di guardare al futuro con maggior serenità rispetto ad un passato recente. Crescente in questi ultimi anni è stata vivacità socioculturale della città, che si riflette nel recupero di numerose emergenze monumentali, e che è favorita anche dalla presenza di importanti istituzioni scolastiche, che costituiscono i punti riferimento per il territorio.
Centro Storico
Il centro storico di Gattinara mostra evidente, ancora oggi, la maglia rigorosa che ne testimonia la pianificazione urbanistica, studiata in occasione della fondazione del borgofranco nel 1242: in quel contesto, infatti, il comune di Vercelli appronta uno schema che prevede, lungo gli assi viari principali, allineamenti di lotti lunghi e stretti, il cui lato minore verso la strada è occupato dall'abitazione, mentre lo spazio retrostante è destinato ad usi agricoli e produttivi. Oggi, tuttavia, di tale aspetto medievale del borgo non sopravvive molto, poiché tra XVI e XVIII secolo – con la crescita della popolazione – un deciso rinnovamento ha interessato tanto i prospetti delle case affacciate sulle vie, quanto la disposizione dei cortili interni. Molti sono i palazzi che tuttora mostrano caratteristiche architettoniche significative risalenti a tali trasformazioni: sui corsi principali sono interessanti i portici, sorretti sia da colonne in pietra che da pilastri, che un tempo proteggevano le merci e l'ingresso delle botteghe, mentre molte case conservano ancora, appena sotto l'imposta dei tetti, graziosi allineamenti di loggette sostenute da colonnine lapidee. Proprio questi particolari rendono simili le forme del centro storico di Gattinara a quelle di molti insediamenti valsesiani, profondamente influenzati, da un punto di vista architettonico, dai modelli provenienti dalla Lombardia. I cortili sono in genere stretti e caratterizzati da forme irregolari, derivanti dal continuo aggiungersi di nuclei abitativi, che solo in alcuni casi hanno lasciato spazio alla realizzazione di piccoli porticati: interessanti, ove conservati, sono i ballatoi in legno o in granito, ornati – questi – da mensoloni lavorati.
http://www.comune.gattinara.vc.it/ 

Ghemme
(Ghem in piemontese) è un comune italiano di 3.752 abitanti della provincia di Novara in Piemonte. Dal 1994 fa parte delle “Città del vino” e dal 2002 delle “Città del miele”.
Il paese si trova nel medio novarese, sulla riva sinistra del fiume Sesia, nei pressi del confine con la Provincia di Vercelli e poco lontano dall’imbocco della Valsesia. Dista circa 25 km da Novara e 17 km da Borgomanero.
L’abitato sorge alla base di uno dei tre pianalti che caratterizzano il territorio del medio novarese i cui pendii assolati sono ampiamente sfruttati per la coltivazione della vite.
Il comune di Ghemme ha origini molto antiche, che vengono fatte risalire fino al Neolitico. Sulla collina a nord del centro abitato si sono succeduti negli anni diversi ritrovamenti archeologici.
Di origine celtica, prende il suo nome dagli Agamini, un gruppo celtico che si era stanziato nella zona. Successivamente viene romanizzata con il nome di Pagus Agamino, poi trasformato in Agamium. Si ritrovano alcune citazioni di Agamium in Plinio.
Nel 356 si trova testimonianza di Ghemme in una lettera di Sant’Eusebio indirizzata agli “Agamini ad Palatium”.
Ghemme è un centro importante nel Medioevo: feudo sotto i De Castello-Barbavara intorno al 1150 e poi dei Bergamino (1470), come fa fede il diploma di riconferma a questi da parte del Barbarossa che porta la data del 1150. Alla fine del Quattrocento vi si svolge la Battaglia di Ghemme, che viene rievocata ogni anno. In questo periodo si insediarono alcune delle più ricche famiglie novaresi e milanesi, interessate dalla fertilità dei campi dovuta al Sesia, ai suoi torrenti ed alla bontà dei vini già decantati da Plinio. Ebbe come feudatari in seguito i Tettoni, gli Omodei, i Della Porta Modignani ed infine entrò a far parte del dominio dei Savoia con Benedetto Maurizio, Duca del Chiablese e Marchese di Ghemme.
L’antica denominazione di Agamium, che deriva dal nome della popolazione di origine celtica, gli “Agamini”, ha avuto un’evoluzione nel tempo: Agamium – Agheme – Gheme – Ghemme. Tra gli uomini illustri a cui Ghemme diede i natali il più noto è senza dubbio Alessandro Antonelli. Il padre Costanzo, trasferitosi a Ghemme ad esercitare la professione notarile ed a ricoprire la carica di segretario comunale, ebbe numerosissimi figli e ben sei nacquero durante gli oltre venti anni della sua presenza nel paese. Il 14 luglio 1798 vide la luce in casa Antonelli, nell’odierna via Novara, il celebre Architetto.
Il paese oggi è diviso in 4 rioni: San Dionigi, San Pietro, Castello e Ruga Ferrera.
Monumenti e luoghi d’interesse
Chiesa di Santa Maria Assunta, eretta a partire dal 1666. Nel 1863 fu completata con la costruzione dello scurolo dedicato alla Beata Panacea, progettato dell’Antonelli.
Chiesa di San Rocco, documentata già nel 1532 ed ampliata alle dimensioni attuali nel XVII secolo. All’interno sono conservati quattro affreschi dei secoli XV e XVIII, recuperati da edifici in demolizione.  Il Castello-ricetto, edificato tra il XI e il XV secolo. Il castello Cavenago, di origine cinquecentesca, domina la collina coltivata a vite e l’abitato. Si presenta a forma di quadrilatero con torrioni angolari, uno dei quali nel seicento è stato trasformato in un piccolo oratorio dedicato a Santa Rosa da Lima.

www.comune.ghemme.no.it 
Boca
Boca (Bòca in piemontese e in lombardo) è un comune italiano di 1.186 abitanti della provincia di Novara, in Piemonte. È conosciuta per la produzione dell'omonimo vino DOC e per il Santuario del SS. Crocefisso, progettato dall'architetto Alessandro Antonelli. L'area collinare a nord-ovest del paese dal 1987 fa parte del Parco naturale del Monte Fenera.

I primi abitanti della zona furono i Liguri. Ad essi subentrarono, nel V secolo a.C., i Celti, quindi le legioni romane che sterminarono i Cimbri che erano calati nelle valli alpine. La decadenza dell'Impero Romano d'Occidente e le invasioni barbariche cancellarono tutti gli sforzi dei colonizzatori romani. Una relativa tranquillità ritornò attorno al 600 d.C. con l'avvento dei Longobardi che, divenuti padroni indiscussi dell'Italia Settentrionale, si proposero di riportare il lavoro nelle campagne rimaste per molto tempo incolte. I territori furono alle dipendenze dei Conti di Biandrate che nel 1217 li cedettero ai Vercellesi, i quali li concessero poi in feudo ai Signori Gozzo, Ottone e Corrado di Biandrate. All'inizio del XVI secolo passò ad Anchise Visconti d'Aragona. Poi per tutto il XVI secolo e oltre la metà del XVII, con diploma del gennaio 1697, passò al Marchese Ferdinando Rovida e a questa famiglia rimase per tutto il restante periodo dell'epoca feudale, tanto che sullo stemma adottato dal Comune figurano tre ruote, emblema del casato. Boca subì in seguito la dominazione spagnola ed austriaca, per poi passare alla casa Savoia, salvo per la breve parentesi della conquista napoleonica.
 
Sizzano
sizzano
Sizzano è un laborioso paese agricolo posto lunga la strada provinciale per la Valsesia, fra Novara e Ghemme. Si trova nel cuore di una fertile zona collinare ed è centro di una rinomata produzione di Vini D.O.C. la sua storia millenaria è testimoniata dai recenti ritrovamenti archeologici nella chiesa parrocchiale e sul territorio, dove è stata scoperta una importante “domus” romana, cui nel V-VI secolo fu annessa una ampia chiesa.

Fra i monumenti d’interesse si segnalano: la chiesa parrocchiale ed il vicino castello-ricetto medioevale; le chiese di S. Grato, di S. Maria e la cappella della Madonna della Pace alla Bergamina; i palazzi caccia, Tornelli, e Gibellini.

 www.comune.sizzano.no.it 

Fara Novarese
Fara è una cittadina, fondata nel periodo alto-medievale.
Saccheggiata dai francesi nel 1645 e nel 1653, divenne poi di proprietà dei marchesi Serafini di Piacenza nel 1715. Il nome, di origine longobarda, compare per la prima volta in un documento del 955.
Da sempre rinomato centro di viticoltura. Il vino Fara ha ottenuto il riconoscimento D.O.C. nel 1969.
Fra i monumenti di interesse storico culturale si ricordano: la Chiesa di San Pietro e Paolo, situata sulla collina, di origine romanica con affreschi del XV secolo; la Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano, edificata verso la fine del XVI secolo; il Castellone o "castrum vetus" o inferiore, costruito sull'altura che domina l'abitato; il "castrum novum" o superiore, trasformato in elegante villa di campagna nel XVIII e XIX secolo; palazzo Dessilani, palazzo Contini Dessilani.

www.comune.faranovarese.no.it 

Romagnano Sesia
Di origini romane, Romagnano Sesia (Romanianum), all'inizio del Mille, divenne feudo dei Marchesi di Romagnano, che potenziarono l’antica abbazia dedicata a S. Silano. Centro di notevole importanza per il suo mercato, punto di scambio per l’intera Valsesia, dopo alterne vicende nel 1797 divenne comune autonomo. Il nucleo antico di Romagnano conserva il tipico impianto urbano medioevale e numerosi sono i monumenti che ne raccontano la storia.

Degni di una visita sono: la Cantina dei Santi con i suoi affreschi quattrocenteschi, unica testimonianza dell’abbazia; il ponte medioevale; la chiesa abbaziale, edificata nell’800; la chiesa della Madonna del Popolo con i pregevoli affreschi di Tarquinio Grassi; il Museo Lilloni ed il Museo Storico Etnografico, ospitato nella prestigiosa villa Caccia, opera di Alessandro Antonelli, ricco di importanti testimonianze della storia di Romagnano e della Bassa Valsesia.

www.comune.romagnano-sesia.no.it 

Briona
briona
Briona è di origine pre romana, come testimoniano i reperti trovati all'inizio del Novecento nella frazione di San Bernardino, particolarmente un blocco di pietra con iscrizioni in alfabeto nord etrusco e in lingua celtica, che rappresenta una delle più importanti testimonianze della linguistiche dell’epoca. In altro luogo, non distante, furono rinvenute ceramiche di tipo golasecchiano e bronzi di tipo veneto ed etrusco.

Dominato dall’antica fortezza, Briona è un tranquillo centro agricolo circondato da fertili colline. Sulla via principale, le case basse con grandi cortili lungo i quali corrono antichi casseri, raccontano la storia di una gente che ancor oggi ama vivere a contatto con la natura. Il nome di Briona deriva da Breòn, Bregundum o Brigodunum, che significa luogo fortificato in alto - rocca dell'altura.

Fanno parte integrante della storia di Briona la frazione di Proh (Petrurium "luogo pietroso") con la sua rocca e la frazione di San Bernardino, di sicure origini celtiche, dove è stata ritrovata una necropoli con ricchi corredi funerari, ceramiche, bronzi, ferri.

www.comune.briona.no.it 

Suno
Suno è un antico centro di origine preromana. Posto lungo la via Settimia, poi Francigena, vide il nascere di una basilica pievana dedicata a S. Genesio di Arles in epoca medioevale. Oggi è un tranquillo borgo adagiato fra le colline novaresi rinomato per i suoi vini preziosi.

Fra i numerosi monumenti meritevoli di una visita si segnalano: la Chiesa della Madonna della Neve e quella di Santa Maria con i loro pregevoli affreschi, la chiesa pievana di S. Genesio, la Parrocchiale con lo Scurolo.

www.comune.suno.novara.it 

Barengo
Barengo giace ai piedi di una fertile collina dove si producono uve pregiate, che sono alla base del rinomato vino locale. Il suo territorio è prevalentemente pianeggiante e dedicato, grazie ai numerosi corsi d'acqua, alla produzione di riso e di mais. Il paese, di origine longobarda, è sovrastato da un castello quattrocentesco, ricostruito alla fine dell’Ottocento. Di rilievo sono gli oratori di Santa Maria di Campagna, di San Rocco e di San Clemente che conservano pregevoli affreschi (tra cui un ciclo di Giovanni Maria De Rumo di Oleggio del XVI secolo), e la Parrocchiale dell'Assunta del 1354, ampliata nel 1640 e restaurata in varie epoche successive.
www.comune.barengo.no.it 

Mezzomerico
mezzomerico
Sulle pendici delle prime colline novaresi, tra verdi prati e campi ubertosi, tra boschi e vigne, sorge il paese di Mezzomerico, a 4 chilometri da Oleggio, a 23 da Novara ed a mt. 265 sul livello del mare. L'occhio vi spazia dal Rosa al Resegone, riposando sull'immensa pianura che sembra dormire in un silenzio solenne. II canto degli uccelli e il suono maestoso delle campane sono la musica di una natura tanto semplice e suggestiva. Una suggestiva ipotesi lega gli scritti di Cesare, Plinio il Vecchio e Tacito che parlarono del popolo gallico dei Mediomatrici da cui il toponimo Mediomadrigo, a Mezzomerico. Nel Medioevo divenne feudo dei Biandrate e nel XII secolo entrò a far parte del Contado di Novara passando sotto diverse casate. L'economia del paese è prevalentemente agricola e importante è la coltivazione vite.

Interessanti da visitare sono gli oratori del borgo e la chiesa parrocchiale rinnovata nella prima metà dell’Ottocento. Particolarmente suggestivo l’antico palazzotto quattrocentesco dei Visconti nel centro dell’abitato.

www.comunemezzomerico.it 
 
Bogogno
Bogogno è un piccolo paese immerso tra boschi, prati, campi coltivati e vigneti, a vocazione prevalentemente agricola ed artigiana. Le prime notizie storiche riguardanti Bogogno risalgono al 962 e ci parlano di un villaggio, forse fortificato, che l’imperatore Ottone I donò ai Canonici di S. Giulio. È famoso per essere “Città del Vino” e per ospitare un campo da golf tra i più prestigiosi d'Europa.
L’antica vocazione vitivinicola di Bogogno vive oggi un momento particolarmente felice grazie ad una produzione di qualità.

Particolarmente interessanti sono gli affreschi dell’oratorio campestre di S. Giacomo datati al 1473 e quelli dell’oratorio di S. Maria in valle. È da segnalare anche il palazzo Bono di gusto neoclassico.
Cavaglio D'Agogna
Fondato in età celtica all'intersezione tra i torrenti Agogna e Sizzone, Cavaglio conobbe notevole sviluppo in epoca romana per la sua posizione lungo la via "Settimia", importante arteria stradale terminata nel 193-211 d.C. dall’imperatore Settimio Severo. Fu sede di un antico castello, distrutto a metà del Trecento durante la guerra tra il Marchese del Monferrato ed i Visconti. Vi si susseguirono vari feudatari: i Biandrate, i Da Castello, i Cattaneo, i Barbavara ed i Casati.

Nel paese si possono vedere la cosiddetta “Casa degli Spagnoli”, costruzione seicentesca con torre, l’antico mulino ed il lavatoio, le chiese di S. Mamante e della Madonna della neve, e l’oratorio di S. Rocco.